Vi è piaciuto Ginny e Georgia su Netflix? La sceneggiatura sembra essere stata scritta da un intelligenza artificiale istruita per compiacere un pubblico il più ampio ed eterogeneo possibile (infatti la serie è balzata subito al primo posto nella classifica Netflix). C’è dentro un po’ di tutto (teen drama, nerdy sit-com, thriller, Glimmore Girls, Desperate Housewives, etc.) e il risultato è discutibile quanto godibile.
Ma perché ne parliamo nell’incipit di una newsletter dedicata ai soldi? Perché qui si scrive anche di argomenti non sempre strettamente connessi al vil denaro, ma anche perché in Ginny e Georiga gli adolescenti pagano tutti con Venmo e utilizzano Venmo come sinonimo del verbo “pagare”. La cosa non è sfuggita neanche a Product Placement Blog.
E io mi son chiesto: cosa significa se tutti i liceali di una serie utilizzano Venmo? E soprattutto: cosa significa se un sistema di pagamenti ricorre al product placement per promuoversi? Procediamo con ordine.
Dimmi come paghi e ti dirò chi sei
Se non seguite assiduamente PayPal o il mercato dei pagamenti in generale, probabilmente non avrete mai sentito parlare di Venmo, se non altro perché è un servizio disponibile solo negli Stati Uniti.
Venmo è una sorta di Satispay americano, anche se dovremmo dire che Satispay è un Venmo all'italiana. Si tratta di un servizio di pagamento P2P (peer-to-peer) che consente di scambiarsi piccole somme di denaro tramite smartphone. Se dietro PayPal c’era l’idea di scambiarsi piccole somme di denaro tramite email, dietro Venmo la stessa idea viene applicata all’SMS (o a un messaggio Whatsapp). Venmo è stata fondata nel 2009 e non scalò mai veramente, tanto che nel 2012, sull’orlo del fallimento, fu praticamente regalata alla società di pagamenti Braintree. Braintree fu poi comprata nel 2014 da PayPal per 800 milioni di dollari e da quel momento, sotto il cappello di PayPal, Venmo cominciò finalmente a scalare rapidamente diffondendosi in maniera incredibile tra i giovani e arrivando a più di 50 milioni di utenti attivi. Oggi PayPal fonda buona parte della propria crescita futura proprio su Venmo, cercando di trasformarla nella prossima PayPal, un po’ come Facebook trasformò Instagram nella nuova Facebook dopo averla acquisita per 1 miliardo di dollari.
La principale fonte di crescita su cui conta PayPal sono gli account business di Venmo che consentiranno a merchant e professionisti di accettare pagamenti dietro il pagamento di una commissione. Probabilmente vi stavate già chiedendo: cosa impedisce a un fisioterapista di accettare pagamenti della sua parcella tramite il suo account personale Venmo (senza commissioni)? Niente. Ma probabilmente Venmo offrirà agli utenti business “feature” esclusive più adatte a loro come maggiore visibilità sul feed dei pagamenti, pubblicità, etc. tali da giustificare quella commissione. Già, perché alla base del successo di Venmo c’è la sua funzione social: a meno che un pagamento non venga flaggato come “privato”, questo viene registrato su una sorta di feed pubblico un po’ come i like e le foto di Instagram. Posso vedere se il mio amico ha pagato la sua quota del campo di calcetto o se ha dato la mancia in un ristorante. Se vi sembra strano che un sistema che rende pubbliche e social le transazioni degli utenti abbia preso piede, fermatevi a leggere Confessions of a Venmo Voyeur
C’è sempre qualcuno più veloce
Tutto bene quindi per PayPal e Venmo? Non proprio. Venmo sta subendo fortemente la concorrenza di Cash App, un’applicazione molto simile a Venmo creata da Square durante un hackaton tenutosi nel 2013.
Square si è dedicata da subito a Cash App con una strategia di go-to-market molto più aggressiva ed efficace di Venmo in grado di colmare il ritardo di 4 anni. Mentre PayPal si è accorta solo oggi di poter sfruttare Venmo per offrire servizi aggiuntivi rispetto ai pagamenti P2P, Cash App già tra il 2014 e il 2017 ha cominciato ad offrire servizi per merchant, ritiro depositi presso ATM, trading di bitcoin, cash back e mille servizi per tenere i suoi utenti ingaggiati. Perché ci vuole poco per aprire un account su Venmo o Cash App, ma ci vuole altrettanto poco per dimenticarsi dell’app senza utilizzarla più.
Quando si parla di fintech, molti sono soliti tirare fuori grafici in cui si mostra quanto rapidamente startup come Venmo o Cash App siano state in grado di raggiungere un bacino di utenti simile a quello di operatori bancari tradizionali
Sarebbe tutto molto bello se non fosse per il fatto che il churn rate di una banca è molto più basso di quello di un’app. La stessa forza che consente a un’app come Venmo di scalare tanto velocemente, è esattamente la stessa forza distruttrice che consente a un’app come Cash App di soffiarle letteralmente il mercato sotto i piedi con altrettanta velocità. Grazie alle API di Plaid e altre fintech simili, è possibile oggi costruire una piattaforma di pagamento o una challenger bank passando dall’idea al roll-out effettivo in poche settimane. Molta della tecnologia alla base del fintech sta diventando una commodity, ed è per questo che vedete fioccare società fintech come funghi.
Come si fa quindi a mantenere saldi gli utenti senza far seguire loro la prossima moda passeggera e il prossimo mezzo di pagamento cool del momento?
La strategia adottata da Netflix può tornare utile. Quando Netflix stava scalando rapidamente, il suo Chief Content Officier disse che Netflix doveva diventare HBO più velocemente di quanto HBO potesse diventare Netflix. Ci aveva visto bene. Netflix è stata first mover nell’adottare lo streaming come mezzo di distribuzione, ma aveva intuito che la strategia era facilmente replicabile perché la stessa tecnologia che ha fatto di Netflix un successo planetario, lo streaming, stava diventando una commodity (lo fanno tutti ora). Netflix, però, reinvestendo tutti gli utili in un mostruoso catalogo di contenuti originali, è diventato HBO prima che HBO potesse diventare rilevante nello streaming.
Cash App YO!
Cash App ha utilizzato una strategia simile differenziandosi con contenuti originali. Nel 2017 ha lanciato #CashAppFriday, una campagna virale marketing in cui retweettando alcuni post di Cash App con il proprio CashTag si ottenevano soldi. Una sorta di programma affiliate “presenta un amico” pompato con gli steroidi di twitter.
Campagne simili sono state create anche in partnership con rapper noti che hanno portato Cash App a crescere in modo virale. E quanti sistemi di pagamento possono vantare una canzone a loro dedicata? Il brano Cash App di Shiggy (altra rapper) è diventato virale su Tik Tok contribuendo al successo della piattaforma (Cash App, non Tik Tok).
Per non parlare di Miley Cyrus che per promuovere il servizio di trading di Cash App su twitter distribuisce un milione di dollari in azioni ai primi che retwittano il loro cash tag e l’azione che vorrebbero possedere (Square?)
E indovinate chi si è comprato Tidal, un servizio streaming fallito fondato da Jay-Z? Sì, Square la società di Cash App, che adesso avrà un pezzo grosso come Jay-Z nel suo board. E se stavate pensando: bhe, come Chiara Ferragni nel board di Toad’s. Beh sì…
I sistemi di pagamento sono una commodity. Quello che ogni sistema di pagamento rappresenta invece per chi li usa è - o potrebbe essere - un qualcosa di unico e non replicabile.
Ma cosa c’entra il rap, lo stile, la cultura con una piattaforma di pagamento? Ricordatevi che c’è gente che spende 2.500 di euro di canone l’anno per avere una carta di credito Centurion. Non lo fa perché quella carta striscia meglio di una Visa. E’ solo che una volta il marketing dei sistemi di pagamento era più sobrio e più esclusivo… C’è sempre stata un forte legame tra mezzi di pagamento e marketing identitario (pago, quindi sono). American Express può continuare ad offrire business lounge negli aeroporti, inviti a degustazioni esclusive e omaggi per spettacolo della Scala ai suoi migliori clienti, mentre Cash App le soffia i clienti del futuro a furia di Retweet e CashTag.
Quindi, sì: è normale che Venmo ricorra al product placement per affermarsi come brand tra gli adolescenti che guardano Ginny e Georgia. Ma probabilmente è già arrivato tardi alla festa.
La commistione tra cultura pop e finanza è ormai una realtà che vive e cresce in quello spazio chiamato Fintech. Christie’s che batte all’asta l’NFT di Beeple. Jay-z nel board di Square. Deppfunckingvalue (il trader di Robinhood che ha guadagnato 25 milioni di dollari con Gamestop) che va al congresso a parlare di mercati finanziari.
I miei genitori sceglievano una banca guardando i tassi di interesse e i costi. Io ho scelto la mia in base alla tecnologia. Ora che la tecnologia è una commodity, i miei figli sceglieranno la loro banca (anzi, la loro fintech) in base a brand ed espressione delle proprie ideologie.
E i mercati finanziari che ne pensano di tutto questo? come sono andate le società che abbiamo menzionato?
Square (in verde), che si è quotata nel 2015 con una valutazione di 3 miliardi di euro (il 4% dei 75 miliardi di euroa cui era valutata American Express), oggi vale 100 miliardi di euro, proprio come American Express (in blu). PayPal, che si è spinoffata da eBay nel 2015 con una valutazione di poco meno di 50 miliardi di euro, 1/4 di Visa, oggi vale 250 miliardi di euro, poco più della metà di Visa.
Evidentemente gli schemi tradizionali come Visa e Mastercard sono ancora fondamentali, ma il divario tra sistemi di pagamento tradizionali e fintech si sta accorciando. Non è un caso che Visa abbia provato in tutti i modi ad acquistare Plaid, una società che forinisce le API che fanno funzionare molte fintech e che l’antitrust americano abbia bloccato l’acquisizione.
Varie ed eventuali
Come al solito, mi ritrovo a corto di tempo per trattare altri temi di cui avrei voluto scrivere. Ve li riporto qui sinteticamente e se vi va approfondite voi.
Di Coinbase ne avevo parlato prima della quotazione, ma ora che si è quotato, fa decisamente strano vedere un pioniere della finanza decentralizzata essere quotato su un… mercato centralizzato e regolato con i prezzi delle proprie azioni in dollari. Sembrano un po’ come quegli spacciatori di eroiana che non hanno mai visto una siringa in vita loro
Avevo già parlato anche di Raisin e di come la prossima crisi bancaria si sarebbe creata attorno ad arbitraggi tra schemi di garanzia. La Bank of England, che è sempre avanti, manda un avvertimento ai propri soggetti regolati sui rischi associati ai cosiddetti “Deposit Aggregators”. E anche S&P suona l’allarme verso alcune banche nostrane che non hanno filiali, né reti commerciali e fanno affidamento su società come Raisin - The Future Of Banking: One-Click Deposits (Risks Included)
Oggi l’UEFA - congiuntamente con l’italiana FIGC, la spagnola La Liga, l’inglese Premier League e Lega Serie A pubblica un comunicato stampa contro i club che stanno provando a costituire una superleague europea. Roba forte:
we – UEFA, the English FA, RFEF, FIGC, the Premier League, LaLiga, Lega Serie A, but also FIFA and all our member associations – will remain united in our efforts to stop this cynical project, a project that is founded on the self-interest of a few clubs at a time when society needs solidarity more than ever.
We will consider all measures available to us, at all levels, both judicial and sporting in order to prevent this happening. Football is based on open competitions and sporting merit; it cannot be any other way.
As previously announced by FIFA and the six Confederations, the clubs concerned will be banned from playing in any other competition at domestic, European or world level, and their players could be denied the opportunity to represent their national teams.
We call on all lovers of football, supporters and politicians, to join us in fighting against such a project if it were to be announced. This persistent self-interest of a few has been going on for too long. Enough is enough.
Credo che il progetto di costituire una media company vendendone un pezzetto ai private equity non decollerà. A meno che i fondi di private equity non siano tanto imprudenti da investire nei diritti televisivi di una competizione che potrebbe perdere tra qualche anno i suoi protagonisti più prestigiosi (un po’ come Carlyle che compra i diritti delle reigstrazioni di Taylor Swift senza il consenso di Taylor Swift).
Cosa sto ascoltando
Che domande, è uscito Nostralgia, l’ultimo album dei Coma_Cose.
Fortunatamente Fiamme negli occhi era solo una simpatica e godibile parentesi sanremese. Il resto dei testi dell’album continua ad essere ricco di immagini struggenti e folgoranti. Le Discoteche Abbandonate suona con in sottofondo il tema di Stranger Things mentre il testo ti spiattella davanti l’immagine più bella del fallimento degli anni ‘90:
Peccati da non fare
Rubare e poi scappare
L'effimero scompare
Mentre un berlusconismo interstellare
A caccia di miserie
Si lascia indietro solo le macerieDi quelle discoteche abbandonate
In cui eravamo liberi
Il mito di una generazione in un vicolo cieco
Ma che spreco E tu lo senti l'eco?
Anche questa settimana siamo arrivati alla fine.
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💳🤙Solvo, ergo sum
Grazie per avermi fatto scoprire cosa è Venmo!! Aspettavo di leggerti questo week end e sono contenta di averlo fatto stamattina..Cosa ci aspetta? Forse sarebbe bello ritornare un po indietro nel tempo e anziché far stare i nostri figli a twittare sarebbe il caso che stessero all aperto a praticare uno sport. Ma questa è un altra storia..